PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Caterina Sforza (Milano, 1463 circa – Firenze, 28 maggio 1509) fu signora di Imola e contessa di Forlì, prima con il marito Girolamo Riario, poi come reggente per il figlio primogenito Ottaviano Riario.
Note furono le sue passioni alle quali dedicava buona parte del suo tempo, tra queste: la caccia che praticava anche da abile cavallerizza, la danza, nella quale risultava esserne portata ed infine negli studi ed esperimenti alchemici.
Viene descritta una donna forte dal carattere deciso ma anche una madre amabile ed una educatrice ammirevole.
Spesso dipinta con i suoi inseparabili gioielli e abbigliamento ricercato, era certamente una persona di gusto e stile.
La dama con l’ermellino, come detto, è un’opera che ha ricevuto nel corso della sua storia diverse interpretazioni anche sul soggetto. Una prima ipotesi ha identificato la fanciulla con La Belle Ferronière, a causa della scritta rinvenuta sul dipinto, realizzata, probabilmente, a Cracovia. Una seconda ipotesi ha ricondotto la dama a Caterina Sforza, in memoria della congiura contro Galeazzo Maria Sforza, del 1476.
1463
Nasce a Milano, il padre è Galeazzo Maria Sforza duca di Milano, la madre è la bellissima dama di corte, sua amante, Lucrezia Landriani.
Era quindi membro della potente famiglia Sforza, che dominava il Ducato di Milano e aveva un'influenza significativa sulla politica italiana dell'epoca.Caterina Sforza è stata una figura storica di grande rilievo durante il Rinascimento italiano, nota per il suo coraggio, la sua determinazione e la sua abilità politica. Caterina viene educata dalla nonna paterna Bianca Maria Visconti e ,sin da bambina, la sua presenza estiva nelle diverse tenute della famiglia nell'oltrepò pavese è documentata.
1473
Sposò Girolamo Riario, signore di Forlì, nel 1473, e in seguito divenne una delle figure politiche più influenti della regione.
1488
La congiura degli Orsi
Una notte, mentre Caterina sta mettendo a letto i bambini insieme alle balie e alle donne della servitù, il Palazzo Riario adiacente alla Piazza di Forlì viene attaccato da un gruppo di uomini della nobile famiglia forlivese degli Orsi, Girolamo Riario viene pugnalato e gettato dalla finestra trovando una morte orrenda in strada, dove i cittadini inferociti faranno scempio del suo corpo.
Caterina fugge e si reca alla Rocca di Ravaldino, la fortezza cittadina che era custodita dal castellano Tommaso Feo, convince gli Orsi a farla entrare con la scusa che avrebbe convinto il castellano a rendere la Rocca a loro, invece una volta dentro ne prende possesso e organizza il contrattacco e insieme ai suoi fedeli e ad un piccolo gruppo di soldati ordina subito l’arresto dei protagonisti della congiura, famiglie comprese.
La leggenda vuole che gli Orsi, i quali tenevano in ostaggio i figli della Contessa, minacciarono di ucciderli se non si fosse arresa. Lei, in risposta, salì sulle mura della Rocca e mostrando loro il pube disse che aveva lo stampo per farne altri e che li uccidessero pure! Di fronte a tanto coraggio gli Orsi rinunciarono e Caterina prese ufficialmente possesso della Rocca con i figli.
Caterina attuò la sua vendetta feroce, non si limitò solo ad imprigionare e uccidere la maggior parte dei traditori, bensì fece distruggere ed incendiare letteralmente un intero quartiere di Forlì, il palazzo del capostipite Orsi e tutti i palazzi minori che appartenevano ai suoi famigliari. Oggi il vicolo nel quale sorgeva il palazzo nobile degli Orsi, adiacente al centro storico della città è chiamata Via Guasto degli Orsi, proprio per ricordare quella terribile vicenda della storia forlivese.
In seguito a questo episodio Caterina iniziò a governare la città da sola.
Con lo speziale forlivese di fiducia Ludovico Albertini crea e studia prodotti di bellezza e rimedi medicinali mescolando essenze e erbe, e usando formule di alchimia. Le giornate nella Rocca scorrono scandite dagli impegni con le delegazioni, il lavoro del governo dello stato e le ore in famiglia.
1496
Caterina si innamora di Giovanni De’ Medici, giovane e affascinante nipote di Lorenzo il Magnifico. Giunto a Ravaldino in qualità di ambasciatore e commissario di tutti i possedimenti romagnoli di Firenze, lo sposa in segreto e dalla loro unione nasce nel 1498 Ludovico Giovanni de’ Medici, che diventerà Giovanni Dalle Bande Nere.
1509, 28 maggio
In seguito ad una polmonite Caterina Sforza muore a Firenze e le sue spoglie vengono tumulate nel monastero delle Murate di Firenze; oggi purtroppo non c’è più traccia della tomba
Caterina Sforza trascorse gran parte della sua vita impegnata nella politica e nella difesa dei suoi domini, soprattutto dopo la morte del marito Girolamo Riario nel 1488. Riuscì a mantenere il controllo della città di Forlì e Imola nonostante le difficoltà e le minacce esterne, dimostrando una notevole abilità militare e diplomatica.
La sua morte avvenne durante un periodo turbolento nella storia italiana, caratterizzato da conflitti e guerre tra le città-stato italiane e le potenze straniere. Caterina continuò a giocare un ruolo attivo nella politica italiana fino alla fine della sua vita, sostenendo varie fazioni e cercando di difendere i suoi interessi e quelli della sua famiglia.
Nonostante la sua morte, il suo ricordo e il suo impatto sulla storia italiana sono rimasti vividi nel corso dei secoli. Caterina Sforza è ricordata come una delle donne più potenti e influenti del suo tempo, nota per la sua audacia, la sua intelligenza politica e il suo coraggio in tempo di guerra. La sua vita avventurosa è stata oggetto di numerose opere letterarie, film e altre forme di rappresentazione artistica nel corso dei secoli.
Caterina Sforza è ricordata come una delle donne più potenti e influenti del Rinascimento italiano, nota per la sua determinazione, la sua intelligenza politica e il suo coraggio in tempo di guerra. La sua vita avventurosa e la sua audacia sono state oggetto di numerose opere letterarie, film e altre forme di rappresentazione artistica nel corso dei secoli.
In questa ipotesi, l’ermellino rappresenterebbe un richiamo allo stemma araldico di Giovanni Maria Lampugnani, sicario di Sforza. Un’altra interpretazione riconosce nella fanciulla Anna di Bretagna, per via della somiglianza con il suo ritratto ufficiale.
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