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PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI 

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LEONARDO DA VINCI E IL MULINO

Mulino della doccia

Adiacente al paesino di Vinci, luogo di nascita di Leonardo, è possibile vedere ancora quello che si considera “un pezzo di storia dell'infanzia leonardesca”, in quanto è molto probabile, e la documentazione lo conferma, che Leonardo da giovane, fu un frequentatore del posto.  Leonardo aveva riprodotto su fogli, il funzionamento  quell’opificio idraulico, come indicato nel foglio del codice atlantico indicato da Alessandro Vezzosi. Il mulino osservato da Leonardo si trovava nei pressi del castello ed era alimentato dalle acque di una lunga gora di cui restano ancora oggi le tracce. Le stesse acque giungevano fino al borgo e servivano a muovere anche il mulino del comune. Il mulino pubblico, che si trovava di fianco all’osteria del borgo, venne dato in gestione alla famiglia da Vinci nel maggio dell’anno 1478 e sappiamo che all’atto formale di concessione era presente anche Leonardo.

Una delle carte del Codice Atlantico, la più vasta raccolta di testi e disegni di Leonardo, menziona un luogo familiare al vinciano: il molino della doccia di vinci (Codice Atlantico f. 765r.) presente presso la ambrosiana di Milano. 

 

 Sulla carta Leonardo aveva disegnato parte del meccanismo idraulico di un mulino che doveva aver visto di persona nel paese natale e che si conserva ancora oggi nei pressi di Vinci. Il Mulino della Doccia ha infatti mantenuto il nome attraverso i secoli, al punto che non vi è alcun dubbio nell'identificare l'oggetto disegnato da Leonardo con l'opificio idraulico che si trovava poco sopra il castello di Vinci, lungo la strada per il Montalbano.

Quello che distingue la figura di Leonardo uomo di scienza è sicuramente lo spiccato carattere empirico del suo sapere. Una delle carte che lo legano all’esperienza degli anni della prima giovinezza a Vinci è quella dove cita in modo esplicito il Mulino della Doccia di Vinci, a fianco degli schizzi dei meccanismi di una ruota idraulica. Il luogo dove si trovava l’antico mulino rammentato da Leonardo esiste ancora lungo la strada che da Vinci sale verso Anchiano. Poco più a monte è ben conservata la pescaia del mulino, in muratura a gradoni, che ricorda manufatti dello stesso tipo disegnati da Leonardo

i luoghi d'infanzia di Leonardo da vinci

per informazioni:  il Mulino della doccia, Via Cino da Pistoia 22 - Vinci

i luoghi di Leonardo da Vinci

Mulino della Doccia di Vinci nel disegno di Leonardo (Codice Atlantico). © Alessandro Vezzosi

Gli studi leonardiani sul calcolo delle forze originate dall’acqua si basavano in gran parte sull’esperienza. Sulle colline attorno a Vinci, paesaggio familiare al giovane Leonardo, erano moltissimi i mulini alimentati dai corsi d’acqua che scendevano dal Montalbano. Alcuni di questi risalgono al XVI secolo e sono conservati ancora oggi.

 

Leonardo, che aveva vissuto i primi anni della sua vita a Vinci, aveva avuto modo di osservare il funzionamento dei numerosissimi mulini che caratterizzavano i dintorni del paese. Uno di questi fu addirittura disegnato da lui. In una delle carte del Codice Atlantico si trova infatti lo schizzo del meccanismo molitorio che la nota a margine indica come il “mulino della doccia di Vinci”. Anche le campagne di Vinci erano punteggiate di mulini alimentati dai numerosissimi corsi d’acqua che scendevano dal Montalbano. Alcuni di questi mulini sono ancora ben conservati, immersi nel suggestivo ambiente naturale fra le valli e i poggi frequentati da Leonardo in gioventù.

Il mulino del Comune

Sul limite dell’attuale piazza Leonardo da Vinci, l’antica platea del borgo castellano, si trovava il mulino del Comune di Vinci. 

 

 “molendino dicti comunis cum foveo et goraio et aliis suis pertinentiis et situm ipsius molendini et pro edificando et ad conficiendum aliud molendinum sive factorium positum apud dictum castrum vincii in populo sancte crucis”.

 

"il mulino comune del detto mulino con la fossa e la porta e le altre sue pertinenze e il luogo del mulino stesso e per la costruzione e fabbricazione di altro mulino o opifici posti presso detto castello della conquista nel popolo del santo attraverso."

 

La concessione comprendeva l’uso del mulino, della gora che lo alimentava e del fossato di scolo. Tuttavia, com’era consuetudine, la concessione prevedeva un intervento di miglioramento del bene acquisito da parte del concessionario: nel caso specifico si auspicava la costruzione di un secondo opificio, mulino oppure frantoio, sempre in prossimità del castello. È possibile che la miglioria auspicata con la stipula del contratto a livello a favore dei da Vinci sia stata effettivamente realizzata. Almeno dal 1505 il comune di Vinci possiede sul fossato del castello un mulino ad un palmento “insulla ghora de fossi di Vinci” e un “fattoio da olio a acqua Apichato chol sopradetto mulino”. Se la realizzazione del frantoio sia davvero il rispetto della regola ad meliorandum del contratto di concessione del mulino pubblico alla famiglia da Vinci non è possibile sapere. Tuttavia ricordiamo che uno dei fratelli di Leonardo, Giovanni, ebbe in concessione almeno dagli anni ’30 del Cinquecento il locale adibito ad osteria e beccheria che confinava proprio con il mulino del comune. Lo schizzo del castello di Vinci disegnato dai Capitani di Parte Guelfa riporta i dettagli del sistema di canali che alimentava gli opifici idraulici di Vinci alla fine del Cinquecento. A nord del castello un lungo canale, il goraio, captava le acque del rio Castellano per alimentare in successione prima il mulino della Doccia, poco sopra il castello, e poi il mulino del comune, nel borgo. Il disegno riporta il flusso abbondante del goraio che scendendo dal fianco di ponente del castello arriva nella piazza del mercatale, la piazza del borgo, e da qui gira sulla sinistra in direzione della valle, affiancandosi all’ultimo edificio del borgo segnato come osteria. La gora sembra alimentare due opifici idraulici in successione, che potrebbero corrispondere al mulino del comune e all’altro opificio auspicato nell’atto di locazione del 1478 (aliud molendinum sive factorium).

 

1478, 3 maggio 

 

Presso il Comune di Vinci, si registra la presenza di Leonardo chiamato dalla sua famiglia, molto probabilmente per presenziare ad atto pubblico.  il comune di Vinci redige il contratto  con il quale si concede a Francesco di Antonio di ser Piero da Vinci, zio di Leonardo,  il mulino che, a quel tempo, sembrerebbe collocato alla base dell'attuale castello. 

 

 

Mulini del Rio di Balenaia
Leonardo doveva conoscere bene i numerosi mulini che a quel tempo si addensavano lungo i torrenti che scendevano dai fianchi del Montalbano. Una delle valli che meglio rappresenta, oggi, il paesaggio dei mulini del tempo di Leonardo è la Forra di Balenaia, chiamata anche Vallebuia, dove si trovano strutture molto ben conservate del XVI-XVII secolo immerse nel loro suggestivo ambiente naturale. Nei pressi di Vinci si trovava, nel Cinquecento, il mulino dell’ospedale fiorentino di San Bonifacio, poi detto del Burra, oggi trasformato in abitazione. Da questo mulino, al tempo di Leonardo, si poteva salire fino al podere della Costareccia, una delle maggiori proprietà della sua famiglia.

 

Balenaia è il nome del fiume Vincio nella sua parte più alta, quella che scende dal crinale del Montalbano verso il paese di Vinci. La valle della forra di Balenaia è caratterizzata dalla presenza di numerosi mulini alimentati da gore che sfruttano quel corso d’acqua e che risalgono, in alcuni casi, al tempo di Leonardo. Questa zona era sicuramente molto ben conosciuta da Leonardo: il rio Balenaia, infatti, lambisce i rilievi di Santa Lucia e di Anchiano dove si trovavano diverse proprietà della famiglia da Vinci. La parte più suggestiva di questo ambiente, dove gli opifici sono perfettamente integrati nel sistema di acque che li alimentano, si trova poco a monte di Anchiano. Si raggiunge facilmente prendendo la strada che dalla Casa Natale di Leonardo arriva al molino Baldassini, uno dei mulini più belli, dove ha inizio un sentiero immerso nel verde della forra di Balenaia, chiamato “la Via dei Mulini”. Scegliendo, invece un secondo percorso, il “Sentiero di Balenaia”, si possono ammirare i mulini alimentati dalle acque del rio di Balenaia quando giunge più a valle, a ovest del castello di Vinci. Fra questi, il molino di bonifazio (oggi podere Burra) che apparteneva anticamente all’ospedale fiorentino di San Bonifacio.

Leonardo da Vinci e i luoghi dell'infanzia
Leonardo da Vinci e i mulini dell'infanzia

zona indicativa della presenza dei mulini - 6 km di raggio

Mulini del Rio della Querceta
Leonardo doveva conoscere bene i numerosi mulini che punteggiavano i torrenti del Montalbano che scendevano a valle verso il castello di Vinci. Il rio della Querceta, ad esempio, lambiva le terre dei popoli di Faltognano, Paterno e Santa Croce, dove la sua famiglia possedeva diversi poderi. Fra i mulini alimentati dall’acqua del rio della Querceta si conta anche il cosiddetto Mulino del Gatto, poco sopra la casa di Anchiano, nel luogo che porta oggi lo stesso nome. Le acque di questo torrente servivano anche ad alimentare i mulini del castello di Vinci attraverso la presa di una pescaia ed un condotto lungo centinaia di metri, ancora in parte visibili.

Il rio della Querceta scende dalle pendici del Montalbano incuneandosi fra i rilievi che ospitano le frazioni di Santa Lucia e di Mezzana (Faltognano) prima di giungere nei pressi del castello di Vinci e finire, poco a valle del castello, nel fiume Streda. Il corso d’acqua attraversa le terre dove la famiglia di Leonardo aveva gran parte dei poderi. Lungo i sentieri che incrociano il suo corso si possono trovare ancora ben conservati alcuni mulini le cui strutture possono risalire al XVI secolo e che sicuramente Leonardo ebbe occasione di osservare. Sullo stesso versante del Montalbano, infatti, a poca distanza dalla forra della Querceta, Leonardo studiò un sistema di sbarramento dei corsi d’acqua per creare un invaso artificiale, dimostrando di conoscere nei dettagli l’orografia e l’idrografia della zona. I mulini della forra della Querceta sono compresi oggi da un sistema di percorsi che da Anchiano porta alla chiesa di Santa Lucia a Paterno e a Faltognano.


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