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LEONARDO DA VINCI E IL CENACOLO

Leonardo da Vinci - cenacolo o ultima cena affresco basilica Santa Maria delle Grazie

Titolo dell'opera: Cenacolo o ultima cena

Data di produzione: 1494-1498

Dimensioni: 4,6 x 8,8 mt

Conservata presso: refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano

Soggetto: ultima cena con apostoli

Tecnica: Mastice di Chios, gesso, Pittura a temperaPece

Attribuzione: Leonardo da Vinci

Introduzione religiosa

E' certamente il “passaggio” più importante della cristianità della Pasqua ebraica che descrive il momento eucaristico più rappresentato nella pittura del rinascimento.

Leonardo sceglie di rappresentare il Cristo con i suoi discepoli riuniti attorno al tavolo nell'atto di consumare l'ultima cena prima della sua morte.

L'Ultima Cena è uno degli eventi più significativi nella vita di Gesù e nella cristianità, narrato nei Vangeli del Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. Si svolse la sera prima della crocifissione di Gesù e comprendeva una cena pasquale e altri momenti significativi.

 

il giorno dell'ultima cena di cristo

Giovanni 13:1. Nei Vangeli sinottici, è detto esplicitamente che l'ultima cena di Gesù con i suoi discepoli fu la cena della Pasqua, dopo il tramonto di giovedì (Mt 26:17-20; Mc 14:12-17; Lu 22:7,15). I discepoli avevano preparato la cena durante la giornata di giovedì

 

Preparazione della cena pasquale:

La preparazione della cena pasquale da parte di Gesù è narrata nei Vangeli del Nuovo Testamento della Bibbia cristiana, in particolare nei racconti della Pasqua ebraica che precedette l'Ultima Cena.

Secondo la narrazione evangelica:

Gesù invia i suoi discepoli: Prima della Pasqua, Gesù inviò due dei suoi discepoli in città con istruzioni precise per preparare il pasto pasquale (Matteo 26:17-19, Marco 14:12-16, Luca 22:7-13). 

I discepoli dovevano trovare un uomo con una giara d'acqua, seguirlo e entrare nella casa dove entrava. Lì, dovevano dire al padrone di casa che il Maestro avrebbe celebrato la Pasqua con i suoi discepoli nella sua casa e chiedergli di mostrare loro la stanza dove avrebbero mangiato.

 

L'identificazione del luogo:

La stanza dove si ritiene che sia stata preparata l'Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli è tradizionalmente identificata come il Cenacolo, o "Camera Superiore", situata a Gerusalemme, vicino alla Città Vecchia.

Il Cenacolo è un luogo di grande importanza spirituale per i cristiani ed è considerato il luogo in cui Gesù celebrò la Pasqua ebraica con i suoi discepoli, prima della sua crocifissione. La stanza è stata associata alla Chiesa cristiana primitiva e ha una storia di venerazione e pellegrinaggio lunga secoli.

Secondo la tradizione cristiana, è in questa stanza che Gesù istituì l'Eucaristia durante l'Ultima Cena, dicendo ai suoi discepoli di prendere il pane e il vino come il suo corpo e il suo sangue.

Il padrone di casa mostrò loro una stanza al piano superiore già preparata, dove avrebbero potuto celebrare la Pasqua insieme. Questo luogo è comunemente identificato come il Cenacolo.

 I discepoli tornarono da Gesù e prepararono il pasto pasquale secondo le istruzioni ricevute.

La preparazione della cena pasquale da parte di Gesù dimostra la sua consapevolezza e la sua guida divina anche nei dettagli pratici della vita quotidiana dei suoi seguaci. 

Nell'Ultima Cena, Gesù e i suoi apostoli hanno condiviso un pasto che era una celebrazione della Pasqua ebraica, conosciuta come Seder. Durante questa cena pasquale, è probabile che abbiano consumato cibi tradizionali associati alla festività pasquale ebraica. Sebbene non ci sia una descrizione dettagliata dei piatti specifici nel racconto evangelico, possiamo fare alcune ipotesi basate sulle pratiche pasquali ebraiche dell'epoca:

 È probabile che abbiano consumato il pane azzimo, che è pane senza lievito, come parte del pasto pasquale. Il pane azzimo è un simbolo centrale della festa della Pasqua ebraica, che rappresenta la fuga degli Israeliti dall'Egitto e la loro separazione dal peccato.

Carne di agnello: Nella tradizione ebraica, durante il Seder pasquale, viene consumata la carne di agnello pasquale. Questo richiama il sacrificio pasquale offerto dagli Israeliti durante l'Esodo dall'Egitto e il passaggio del Signore sopra le case degli Israeliti per proteggerli dalla decima piaga.

Gli Israeliti mangiavano erbe amare, come il sedano o il ravanello, per ricordare l'amarezza della schiavitù in Egitto. Anche se non c'è una menzione specifica nel racconto evangelico, è possibile che questo elemento fosse presente nella cena pasquale condivisa da Gesù e dai suoi discepoli.

Durante il Seder pasquale, si bevevano quattro calici di vino, che rappresentavano le promesse di Dio agli Israeliti. È durante il pasto dell'Ultima Cena che Gesù istituì l'Eucaristia, prendendo il pane e il vino e dicendo ai suoi discepoli che il pane rappresentava il suo corpo e il vino il suo sangue, offerto in sacrificio per la redenzione dei peccati.

Queste ipotesi sono basate sul contesto della Pasqua ebraica e sulle pratiche alimentari dell'epoca, anche se non possiamo essere certi dei dettagli precisi del pasto consumato durante l'Ultima Cena.

 

Lavaggio dei piedi 

Il lavaggio dei piedi di Gesù è un evento significativo dell'Ultima Cena narrato nei Vangeli del Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. È un gesto di umiltà e servizio eseguito da Gesù verso i suoi discepoli.

Ecco una descrizione del lavaggio dei piedi di Gesù:

Preparativi: Mentre erano a tavola durante la cena pasquale, Gesù si alzò dalla tavola, si spogliò della tunica e prese un asciugamano. Questo gesto, in sé, era insolito poiché il lavaggio dei piedi era generalmente compito dei servitori o degli schiavi, non del padrone di casa o del maestro (Giovanni 13:1-5).

 

Il gesto di umiltà

Gesù versò dell'acqua in una bacinella e iniziò a lavare i piedi dei suoi discepoli con l'asciugamano con cui era cinto. Questo atto dimostrava il suo amore e il suo servizio verso di loro nonostante fosse il loro Maestro e Signore (Giovanni 13:6-11).

La reazione di Pietro: Quando Gesù si avvicinò a Pietro per lavargli i piedi, Pietro si rifiutò inizialmente, considerando il gesto inappropriato e contrario alle convenzioni sociali dell'epoca. Tuttavia, Gesù gli spiegò che se non avesse permesso a Gesù di lavargli i piedi, non avrebbe avuto parte con lui. A questo punto, Pietro acconsentì, desiderando ricevere più di quanto Gesù gli stesse offrendo (Giovanni 13:6-11).

Insegnamento sull'umiltà e il servizio: Dopo aver terminato il lavaggio dei piedi, Gesù insegnò ai suoi discepoli l'importanza dell'umiltà e del servizio reciproco. Disse loro che aveva dato loro un esempio da seguire e che anche loro dovevano servirsi l'un l'altro con amore e umiltà (Giovanni 13:12-17).

Il lavaggio dei piedi di Gesù è un potente simbolo del suo amore incondizionato, della sua umiltà e del suo desiderio di servire gli altri. Questo gesto ha un significato profondo nella tradizione cristiana e continua ad essere commemorato e celebrato come parte integrante della liturgia e della spiritualità cristiana.

 

Istituzione dell'Eucaristia 

Durante la cena pasquale con i suoi discepoli, Gesù prese il pane, lo benedisse e lo spezzò, e lo diede loro, dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo" (Matteo 26:26, Marco 14:22, Luca 22:19).

Il calice: Poi, prese il calice, lo rese grazie e lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, per il perdono dei peccati" (Matteo 26:27-28, Marco 14:23-24, Luca 22:20).

Istruzione: Gesù istruì i suoi discepoli a fare questo in memoria di lui, cioè a celebrare il pane e il vino come suo corpo e sangue versati per la redenzione dei peccati, fino al suo ritorno (1 Corinzi 11:23-26).

Durante la cena, Gesù prese il pane, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli, dicendo: "Questo è il mio corpo, che è dato per voi". Poi prese il calice di vino, lo offrì loro e disse: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi".

 

Preghiera nell'orto degli ulivi 

La preghiera nell'orto degli ulivi è un evento significativo che segue l'Ultima Cena e precede l'arresto di Gesù, narrato nei Vangeli del Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. Questo episodio avviene nel Giardino del Getsemani, dove Gesù si ritira con i suoi discepoli dopo aver lasciato il Cenacolo.

 

Dopo aver terminato l'Ultima Cena, Gesù si ritirò nell'orto degli ulivi, un luogo fuori dalla città di Gerusalemme, insieme ai suoi discepoli. Questo giardino era un luogo familiare a Gesù e ai suoi discepoli, dove si ritiravano spesso per pregare e riflettere (Matteo 26:36, Marco 14:32, Luca 22:39).

Una volta nell'orto, Gesù iniziò a sentire una profonda angoscia e tristezza, sapendo ciò che gli sarebbe accaduto. Gesù disse ai suoi discepoli di restare con lui e di vegliare mentre pregava (Matteo 26:37-38, Marco 14:33-34, Luca 22:40-46).

Preghiera di Gesù: Gesù si allontanò dai suoi discepoli per pregare da solo. In un momento di profonda angoscia e sofferenza, Gesù pregò intensamente il Padre celeste, chiedendo che, se fosse possibile, il calice del dolore e della sofferenza fosse rimosso da lui. Tuttavia, sottomettendosi alla volontà del Padre, Gesù disse: "Non come voglio io, ma come vuoi tu" (Matteo 26:39, Marco 14:35-36, Luca 22:41-42).

 

L'arrivo degli angeli

La descrizione dell'arrivo degli angeli durante la preghiera di Gesù nell'orto degli ulivi si trova nel Vangelo secondo Luca. È un momento di grande conforto e sostegno spirituale per Gesù mentre si prepara mentalmente e spiritualmente all'arresto imminente e alla sua prossima passione sulla croce.

Ecco come è descritto nel Vangelo secondo Luca, capitolo 22, versetto 43:

"Un angelo gli apparve dal cielo per confortarlo."

 

Questo breve passaggio testimonia l'intervento divino attraverso gli angeli per confortare Gesù mentre pregava nel Giardino del Getsemani. Gli angeli sono inviati dal cielo per essere al suo fianco in questo momento di profonda angoscia e tribolazione. L'arrivo degli angeli rappresenta un momento di consolazione e sostegno divino per Gesù mentre affronta il peso della sua missione e il dolore imminente della sua crocifissione.

Anche se questo evento è narrato solo nel Vangelo secondo Luca, riflette la convinzione cristiana nella presenza e nell'assistenza degli angeli come messaggeri di Dio per coloro che sono in necessità di conforto e sostegno spirituale.

Il risveglio dei discepoli: Dopo la preghiera, Gesù tornò dai suoi discepoli e li trovò addormentati, nonostante li avesse esortati a vegliare con lui. Li rimproverò per la loro debolezza e per l'incapacità di vegliare e pregare con lui (Matteo 26:40-45, Marco 14:37-41, Luca 22:45-46).

La preghiera nell'orto degli ulivi rappresenta uno dei momenti più intensi della vita di Gesù, in cui si confrontò con l'angoscia e la sofferenza imminente della sua crocifissione. Mostra anche la sua totale sottomissione alla volontà del Padre celeste e il suo esempio di fede e fiducia nel mezzo delle difficoltà.

 

Ttradimento di giuda

Dopo l'Ultima Cena, Giuda si recò dai sommi sacerdoti e dai capi del tempio per discutere su come poteva consegnare Gesù nelle loro mani in cambio di denaro (Matteo 26:14-16, Marco 14:10-11, Luca 22:3-6).

 

Matteo 26:50-52: 

Dopo che Giuda lo baciò, Gesù gli disse: "Amico, con quale scopo sei venuto?" Poi, senza aspettare una risposta, Gesù disse ai suoi discepoli di non opporre resistenza all'arresto, poiché questo era il compimento delle profezie e della volontà di Dio.

 

Marco 14:45: 

Marco descrive il momento in cui Giuda si avvicina per baciare Gesù e Gesù lo interrompe con una domanda retorica: "Amico, con quale scopo sei venuto?" Anche qui, Gesù accetta il tradimento di Giuda con calma e compassione.

 

Luca 22:48: 

Luca riporta il momento in cui Gesù disse a Giuda: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?" Questa domanda sottolinea il tradimento subdolo di Giuda e il fatto che Gesù conosceva e accettava il suo destino.

In tutte e tre le narrazioni, la reazione di Gesù al tradimento di Giuda è caratterizzata dalla calma, dalla comprensione e dalla consapevolezza che il tradimento era parte del piano divino per la sua passione e morte. Non c'è traccia di rabbia o vendetta nelle parole di Gesù, ma piuttosto un'accettazione serena della volontà di Dio e un'espressione di compassione anche per colui che lo stava tradendo.

 

Leonardo dipinse l’Ultima Cena quale rappresentazione cristiana più alta e piena di significati simbolici, utilizzando la una tecnica  “a secco” con la scelta di pigmenti miscelati e stesi su uno strato preparatorio di colore bianco, adatto per livellare e lisciare la parete dalle imperfezioni evitando quindi la stesura sull'intonaco umido.  Purtroppo questa risulterà essere una soluzione infelice, in quanto il fissaggio dei colori risulterà essere, nel tempo, un vero disastro tecnico-estetico che nemmeno lo stesso Leonardo poteva immaginare. I secoli successivi ci restituiranno “il Cenacolo” come un opera continuamente rimaneggiata ove gli interventi di restauro, spesso inadeguati, ci hanno restituito un'immagine deformata e non più ricalcante l'idea iniziale del grande maestro.  

Descrizione dell'opera

 

1494

In quest'anno la citta di Milano vive un vero e proprio momento di rinascita e questo è certamente dovuto dalla famiglia Sforza, padRoni della città. 

Infatti, si vede si vede l'inizio di opere architettoniche, idrauliche e monumentali che saranno il simbolo della crescita urbanistica e culturale. Per volere di Ludovico il Moro, vengono ingranditi e rafforzati  molti luoghi simbolo della città, come ad esempio il castello di porta Giova, più comunemente conosciuto come il castello Sforzesco , già esistente in epoca viscontea con il nome di Castello di Porta Giovia, voluto da Galeazzo II Visconti, e costruito tra il 1360 e il 1370, poi l'ospedale maggiore costruito nel 1456 e ingrandito proprio in questo periodo .

La città viveva un fermento culturale, artistico e architettonico in grado di diventare il punto di riferimento dello sviluppo e dello stile a tal punto che molti artisti furono attratti da questa nuova ondata culturale. Tra questi vi fu senza dubbio  Leonardo da Vinci, il quale riprogettò e migliorò la funzione dei navigli e si occupò delle decorazioni del refettorio del convento e della rappresentazione dell’Ultima Cena di Cristo tra i dodici apostoli. Lo stesso Bramante, impegnato alla creazione degli affreschi nella la chiesa di Santa Maria presso San Satiro, sino alla alla basilica di Sant'Ambrogio e alla chiesa di Santa Maria delle Grazie. Contemporaneamente gli Sforza condussero azioni espansive nell'Italia settentrionale e in aree dell'Italia centrale che portarono a scontrarsi con gli interessi delle altre potenze italiane, soprattutto con la Repubblica di Venezia a est e con la signoria di Lorenzo de' Medici.

Per dipingere il Cenacolo, Leonardo utilizzò una tecnica chiamata "tecnica dell'affresco sospeso". Questa tecnica prevedeva l'applicazione del colore su un intonaco secco anziché su uno fresco. Tuttavia, la tecnica non è stata eseguita correttamente, e ciò ha portato a problemi di adesione e al rapido deterioramento del dipinto nel corso del tempo.

La tecnica dell'affresco sospeso è stata una sperimentazione artistica utilizzata da Leonardo da Vinci per dipingere il suo celebre dipinto de "L'Ultima Cena" nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

 

Questa tecnica differisce dall'affresco tradizionale nel modo in cui il colore viene applicato sulla superficie murale. Nell'affresco tradizionale, il colore viene applicato su un intonaco fresco, cioè una miscela di calce e sabbia stesa su un muro umido. Il pigmento si fonde con il calcare dell'intonaco mentre si asciuga, creando un legame chimico duraturo.

Nell'affresco sospeso, Leonardo applicò il colore su un intonaco secco, anziché su uno fresco. Questo gli permise di lavorare con più calma e avere il tempo di correggere e modificare il dipinto. Tuttavia, questa tecnica comportava il rischio che il dipinto non aderisse bene alla parete e si deteriorasse più facilmente nel corso del tempo, come è avvenuto nel caso del Cenacolo.

Il termine "sospeso" si riferisce al fatto che il colore è stato applicato su un intonaco che non era integrato saldamente con il supporto murale, come accade nell'affresco tradizionale.

Purtroppo, questa sperimentazione non ha prodotto risultati duraturi, e il dipinto ha subito gravi danni nel corso dei secoli, richiedendo numerosi interventi di restauro per preservare ciò che rimane del capolavoro di Leonardo..

 

Materiali utilizzati per la pittura del Cenacolo

ll Cenacolo, noto anche come l'Ultima Cena, è un affresco parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco.

Venne scelta una decorazione tradizionale sui lati minori, rappresentante la Crocifissione e l'Ultima Cena.

Alla Crocifissione lavorò Donato Montorfano,  la cui firma del Montorfano risulta essere evidente su una lapide alla base della Maddalena, proprio sotto la Croce: secondo gli studi risulterebbe l'unica opera firmata dall'artista.

In questa scena, Leonardo dovette rappresentare, verso il 1497, i Ritratti dei duchi di Milano con i figli, oggi scarsamente leggibili. Sulla parete opposta l'artista avviò l'Ultima Cena (o Cenacolo), che lo risollevò dalle preoccupazioni economiche e nella quale riversò tutte le conoscenze assimilate nel corso di quegli anni. 

 

Mastiche di chios 

è una resina vegetale ottenuta dal lentisco (Pistacia lentiscus L.), coltivato sull'isola greca di Chios.]In Grecia è anche noto anche come "lacrime di Chio", dato che la resina può condensare in piccole gocce e dato che viene coltivata proprio nell'isola di Chio. Si tratta di un lattice che può sgorgare dal fusto del lentisco e che, a contatto con l'aria, si essicca in una resina dura fragile e traslucida.Gli imperatori romani la usavano, mista a miele, pepe e uova, nella preparazione del Conditum paradoxum, un vino speziato che veniva servito, di solito, a fine pasto.

 

Pittura a tempera

La pittura a tempera (dal latino temperare – mescolare) è una tecnica che si avvale dell'uso di un colore preparato miscelando accuratamente le polveri di pigmenti come legante naturale composto da un'emulsione pastosa, composta da parti di olio in sospensione a formare piccole gocce composte di acqua e aria. 

Nel rinascimento, ampiamente diffusa nel Medioevo, questo tipo di “impasto”, chiamato anche “tempera all'uovo”, era piuttosto noto e utilizzato, in quanto la sua creazione era piuttosto semplice, veloce e di face utilizzo, nonchè donava ai colori un aspetto solido e brillante rispetto all'acquerello. Non solo per le tele o per gli affreschi, questo tipo di tecnica veniva utilizzata anche per i disegni preparatori o tela, piuttosto che basi in legno, ove prima si stendeva il gesso,  proprio per evitare la creazione di rigonfiamenti causati dalla formazione di umidità.

 

Luogo del cenacolo

L'Ultima Cena di Leonardo si trova nella posizione originaria nella parete della sala da pranzo dell'antico convento domenicano annesso alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, esattamente nel refettorio del convento ed è una delle opere più famose e conosciute al mondo.

Leonardo da Vinci - cenacolo o ultima cena affresco basilica Santa Maria delle Grazie

A - in questa raffigurazione mostriamo come doveva essere il cenacolo disegnato da Leonardo

B - Come Il cenacolo si presenta ai giorni nostri

 

Descrizione biblica

L'ultima cena, la prima in assoluto per forza associativa della narrazione del fatto biblico, riveste una delle pareti centrali del refettorio e nasce con l'intenzione di offrire un'immagine speculare, e sacra, della convivialità dei frati impegnati nella consumazione quotidiana, e prosaica, dei loro pasti. 

 

Le pareti laterali, disadorne e buie, rafforzano per contrasto l'incontro con l'opera che lascia percepire di sé, nell'immediato, la coltre di opacità - fascino della visione e precarietà della tecnica - che l'avvolge e la rende suggestiva. La continuità delle linee di fuga tra spazio reale e immaginato, e la luminosità delle finestre, poste alle spalle dei commensali, sono solo alcuni dei dettagli che conferiscono profondità, non solo prospettica, alla rappresentazione e al luogo fisico del refettorio. Si attiva cosi un contesto percettivo che dematerializza la parete del refettorio e riconosce come unico limite sensibile la parete interna al dipinto. Si forma un unico ambiente che genera una prossimità, quasi una complicità, tra il dentro e il fuori la rappresentazione. Al di là della narrazione interna - il momento sconvolgente in cui Gesù rivela ai discepoli la presenza di un traditore - i committenti, i frati, desideravano proprio questo: sedersi, avvicinarsi il più possibile, ad una delle tavole più famose (non solo) della storia della cristianità.

 

Qualcosa di inconsueto, data la centralità indistinta assegnata alla figura di Cristo, però, non si lascia percepire nell'immediato. Sotto il tavolo, sempre in posizione centrale, non compaiono più, come era stato progettato e raffigurato da Leonardo, i piedi di Gesù. E nulla ha potuto recuperare, a riguardo, l'ultimo restauro. 

 

Uno spazio oscuro rettangolare, bianco incorniciato, dal limite in basso del pavimento, sale e penetra nel dipinto, ponendosi al confine con la tovaglia che ricopre la sacra tavola. Oggi di quella transizione resta solo una traccia visibile, di un tempo in cui, per necessità concrete, non si esitava a fare breccia nell'arte.  Oggi non si odono più i rumori delle stoviglie dei frati e i loro passi felpati nel refettorio, la cui funzione resiste esclusivamente nel capolavoro di Leonardo, dove si celebra l'ultimo pasto ancora e per sempre consentito. L'arte, alla fine, ha avuto ragione (ed emozione) sulla realtà, le tre finestre, ancora aperte, continuano a illuminare la scena, una porta buia si è chiusa per sempre. Uno sguardo disposto a lasciarsi attraversare dall'arte, ora, è tutto ciò che occorre.

Leonardo da Vinci - cenacolo o ultima cena affresco descrizione degli apostoli

https://www.divinamilano.it/il-cenacolo-di-leonardo/

Partiamo dagli Apostoli che figurano alla destra di Gesù, alla sinistra per chi osserva.

 

Bartolomeo

Secondo la tradizione cristiana, Bartolomeo è stato un discepolo di Gesù e ha viaggiato con lui durante il suo ministero in Galilea. Dopo la morte e la resurrezione di Gesù, Bartolomeo avrebbe continuato ad annunciare il Vangelo e a diffondere la fede cristiana in diverse parti del mondo, anche se le fonti storiche su queste attività sono limitate.

Le tradizioni della Chiesa cattolica e di alcune Chiese ortodosse narrano che Bartolomeo abbia evangelizzato in India e in Armenia, dove avrebbe subito il martirio per la sua fede. La leggenda vuole che sia stato scorticato vivo e poi crocifisso a testa in giù.

che osserviamo a lato del tavolo ove poggia le due mani poichè leggermente piegato in avanti nel gesto di prestare attenzione. 

Bartolomeo era originario di Cana in Galilea e morì martire nella seconda metà del I secolo, probabilmente ad Albanopolis in Armenia. La sua festa viene celebrata il 24 agosto. Nell'iconografia cristiana il Santo viene raffigurato con in mano un coltello e la Bibbia oppure mentre subisce il martirio di essere scuoiato vivo.

 

Giacomo

Giacomo il Minore, noto anche come Giacomo figlio di Alfeo o Giacomo il Giusto, è uno dei dodici apostoli di Gesù menzionati nel Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. È spesso chiamato "il Minore" per distinguerlo da Giacomo il Maggiore, figlio di Zebedeo.

Nonostante non sia uno dei discepoli più citati nei Vangeli, Giacomo il Minore è comunque considerato un importante testimone del ministero di Gesù e uno dei pilastri della Chiesa primitiva.

Le informazioni sui suoi atti e insegnamenti durante la vita di Gesù sono limitate nei Vangeli. Dopo la risurrezione di Gesù, tuttavia, Giacomo il Minore divenne un leader nella Chiesa primitiva a Gerusalemme e fu coinvolto nelle decisioni importanti prese dagli apostoli e dagli anziani della Chiesa.

 

Secondo la tradizione cristiana, Giacomo il Minore avrebbe predicato il Vangelo in varie parti del mondo, compresa la Palestina, l'Egitto e la Spagna. Si ritiene che abbia subito il martirio a Gerusalemme intorno all'anno 62 d.C.

il minore che poggia la mano sinistra sulla spalla di Giuda. L'appellativo "minore" può essere correlato alla sua minore età anagrafica rispetto all'altro Giacomo, detto il "maggiore", oppure al fatto che potesse avere uan statura limitata. Viene identificato dallo scrittore giudeo cristiano del II secolo Egesippo, come cugino di Gesù, anche se non mancano chi sostiene ipotesi diverse. Ritenuto uomo di profonda fede e sommamente pio, tanto che era rispettato sia dai cristiani sia dagli ebrei. Fu il primo vescovo di gerusalemme. Morì martire, probabilmente lapidato, a Gerusalemme nel settimo anno dell'imperatore Nerone. Il 3 Maggio si celebra la sua festa.

 

Andrea

È noto anche come San Andrea nella tradizione cristiana e viene considerato il fratello di Simon Pietro. Il suo nome deriva dal greco "ανδρεια" (andreia), che significa "virilità" o "coraggio".

Andrea fu originariamente un discepolo di Giovanni Battista, ma successivamente si unì a Gesù dopo essere stato testimone del battesimo di Gesù da parte di Giovanni e aver sentito Giovanni dichiarare: "Ecco l'agnello di Dio" (Giovanni 1:35-42).

Andrea è menzionato in diversi episodi nei Vangeli. Ad esempio, nel Vangelo di Giovanni, egli è coinvolto nella chiamata dei primi discepoli insieme a suo fratello Pietro. Inoltre, Andrea è noto per aver portato a Gesù il ragazzo con i cinque pani e i due pesci, che furono poi moltiplicati per sfamare una grande folla (Giovanni 6:8-9).

Secondo la tradizione cristiana, dopo la risurrezione di Gesù, Andrea avrebbe predicato il Vangelo in varie parti del mondo, comprese la Grecia, la Macedonia e la Scizia. Si dice che sia stato martirizzato per la sua fede, essendo stato crocifisso su una croce a forma di X, chiamata croce di Sant'Andrea, nella città di Patrasso, in Grecia.

 

con i due palmi delle mani bene in vista. Nasce a Betsaida e muore il 30 novembre del 60 martirizzato tramite crocifissione a Patrasso. Fratello dell'Apostolo Pietro, svolgeva l'attività di pescatore. Eusebio di Cesarea, filosofo, storico e vescovo ricorda nelle sue "Origini", che Andrea aveva viaggiato in Asia Minore, sul Volga e sul Kiev e lungo il Mar Nero. Probabile fondatore della Sede Episcopale di Bisanzio (Costantinopoli).

 

Giuda 

Egli è noto principalmente per aver tradito Gesù, consegnandolo alle autorità ebraiche per 30 pezzi d'argento, un evento che ha portato alla cattura e alla crocifissione di Gesù.

Nel Vangelo secondo Matteo (Matteo 10:4), viene elencato come uno dei dodici apostoli, e il suo ruolo di traditore è descritto nei Vangeli canonici, anche se con alcune variazioni nei dettagli tra i vari racconti evangelici.

Secondo il Vangelo di Matteo, dopo aver ricevuto i 30 pezzi d'argento per tradire Gesù, Giuda avrebbe mostrato ai soldati romani il luogo in cui potevano catturare Gesù. Successivamente, secondo il Vangelo di Matteo, si sarebbe pentito del suo gesto e avrebbe restituito i soldi ai capi dei sacerdoti, ma essi li rifiutarono. Giuda si sarebbe quindi impiccato.

Nel Vangelo di Giovanni, tuttavia, non viene menzionato alcun pentimento da parte di Giuda. La sua morte viene descritta come avvenuta per suicidio, ma non ci sono dettagli specifici su come sia avvenuta.

La figura di Giuda Iscariota solleva numerose questioni teologiche e interpretative, ed è stata oggetto di dibattito e riflessione nel corso dei secoli all'interno della cristianità. Il suo tradimento di Gesù è considerato uno degli eventi più significativi nella narrazione della Passione di Cristo e ha portato alla sua cattura, processo e morte per crocifissione.

Chinato alle spalle di Pietro, pare dica qualcosa all'Apostolo Giovanni. Figlio di Simone era l'Apostolo che teneva la cassa del gruppo. Tutti conosciamo Giuda Iscariota come colui che ha, per trenta denari, tradito Gesù. La figura di quest'Apostolo è molto emblematica.

 

Pietro 

Nel contesto dell'Ultima Cena, Pietro è noto soprattutto per la sua interazione con Gesù durante l'istituzione dell'Eucaristia e durante la predizione del tradimento di Pietro stesso. Gesù lavò i piedi dei suoi discepoli durante questa cena, compreso Pietro, il quale inizialmente si rifiutò di permettere a Gesù di lavare i suoi piedi, ma in seguito accettò, dimostrando la sua umiltà.

Inoltre, durante l'Ultima Cena, Gesù predisse che Pietro lo avrebbe rinnegato tre volte prima del canto del gallo. Pietro, affermando di non voler mai rinnegare Gesù, promise che avrebbe preferito morire piuttosto che tradirlo. Tuttavia, in seguito, dopo l'arresto di Gesù, Pietro negò di conoscere il Maestro per tre volte, proprio come predetto da Gesù.

Il Cenacolo è il luogo tradizionale in cui si ritiene che sia stata celebrata l'Ultima Cena, e molti cristiani visitano il sito come luogo di pellegrinaggio e di venerazione. La figura di Pietro e il suo coinvolgimento nell'Ultima Cena sono elementi chiave nella narrazione della Passione di Cristo e nella tradizione cristiana in generale.

nato a Betsaida da Giona, svolgeva l'attività di pescatore col fratello Andrea. Era sposato e, secondo atti apocrafi, aveva una figlia di nome Petronilla. Il suo vero nome era Simone poi da Gesù ricevette il nome di Cefa – Kefàs, che vuol dire rupe, roccia. Pietro pare abbia compiuto anche viaggi missionari a Corinto, Tripoli, Antiochia e Roma dove fu martirizzato crocifisso a testa in giù, pare dall'imperatore Nerone.

 

Giovanni

Il più giovane dei dodici, e fratello di Giacomo il Maggiore. Nato a Betsaida e figlio di Zebedeo e Salomè morì in tarda età ad Efeso. Era stato discepolo anche di Giovanni Battista e socio, nella attività di pesca, con Pietro e Andrea. È l'Apostolo a cui Gesù affida la propria madre.

Giovanni, noto anche come San Giovanni Evangelista nella tradizione cristiana, è considerato uno dei dodici apostoli di Gesù e ha avuto un ruolo importante nell'Ultima Cena.

Durante l'Ultima Cena, Giovanni è descritto nei Vangeli come colui che Gesù amava particolarmente e che si trovava vicino a lui durante il pasto. Giovanni è menzionato come colui che Gesù identifica come il traditore, quando, dopo che Gesù afferma che uno dei suoi discepoli lo tradirà, Pietro indica a Giovanni di chiedere a Gesù chi è il traditore. Gesù risponde che sarà colui a cui darà il pezzo di pane imbevuto. Successivamente, Giovanni reclinò la testa su Gesù durante il pasto, un segno di stretta amicizia.

Inoltre, Giovanni è l'apostolo che, secondo la tradizione, ha ricevuto l'incarico speciale da parte di Gesù di prendersi cura di sua madre, Maria, mentre era sulla croce. Gesù disse a Maria: "Donna, ecco tuo figlio" e a Giovanni: "Ecco tua madre" (Giovanni 19:26-27).

 

Gli Apostoli posti alla sinistra di Gesù, destra per chi osserva, sono:

 

Simone

il Cananeo o Zelota, cugino di Gesù e vescovo di Gerusalemme. Simone il Cananeo, noto anche come Simone il Cananeo o Simone il Zelota, è uno dei dodici apostoli di Gesù menzionati nel Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. Il suo nome "Cananeo" potrebbe derivare dalla parola aramaica "qanana", che significa "zelante" o "zelota", indicando un possibile coinvolgimento nel movimento zelota, un gruppo politico e religioso che cercava l'indipendenza ebraica dall'occupazione romana.

Nei Vangeli di Matteo e Marco, viene elencato come uno dei dodici apostoli (Matteo 10:4, Marco 3:18). Tuttavia, oltre alla sua menzione nell'elenco degli apostoli, i Vangeli non forniscono molti dettagli sulla sua vita o sul suo ministero.

Il soprannome "Cananeo" o "Zelota" suggerisce un possibile coinvolgimento di Simone in movimenti politici o religiosi zeloti dell'epoca, che cercavano l'indipendenza ebraica dall'occupazione romana. Tuttavia, non ci sono prove concrete di questo nei testi biblici.

 

Giuda Taddeo Lebbeo

Con cui sta parlando. Il termine Taddeo significa "petto" mentre Lebbeo vuol dire "cuore", da cui "uomo dal grande cuore". La sua attività missionaria si svolse nella Giudea, in Galilea, nella Samaria, a Idumea e in Edessa nell'Anatolia. Fu martirizzato nello stato georgiano della Colchide.Come uno dei dodici apostoli, Giuda Taddeo era presente durante l'Ultima Cena, un evento significativo nella vita di Gesù, in cui fu istituita l'Eucaristia e in cui Gesù predisse il tradimento di uno dei suoi discepoli.

 

Matteo

L'apostolo Matteo, noto anche come Levi, è una figura chiave nel cristianesimo, e il suo contributo più significativo è il Vangelo che porta il suo nome nel Nuovo Testamento della Bibbia cristiana.

Matteo era un ebreo tassatore al servizio dell'Impero Romano prima di essere chiamato da Gesù a diventare uno dei suoi discepoli. Il racconto della sua chiamata è riportato nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca. Matteo abbandonò la sua professione per seguire Gesù e divenne uno dei dodici apostoli.

Dopo la risurrezione di Gesù, Matteo fu coinvolto nell'espansione del cristianesimo e nella predicazione del Vangelo. Tradizionalmente si crede che abbia predicato il Vangelo in Palestina prima di partire per compiere missioni in altri territori. La tradizione afferma che abbia predicato anche in regioni come l'Etiopia e la Persia, anche se non ci sono prove storiche concrete di questo.

Il Vangelo di Matteo, scritto in greco, è uno dei quattro Vangeli canonici e fornisce un resoconto dettagliato della vita, del ministero, della morte e della risurrezione di Gesù Cristo. È particolarmente noto per includere insegnamenti di Gesù come il Discorso della Montagna e numerose parabole.

 

lo si vede attento a seguire e probabilmente partecipare, al discorso tra Simone e Giuda Taddeo. Nasce a Cafarnao e morì in Etiopia. Era, prima che Gesù lo chiamasse con sè, un esattore delle tasse e definito pubblicano il cui nome vero era quello di Levi, mutato poi in Matteo. Secondo alcune fonti morì per cause naturali.

 

Filippo

Il suo nome è menzionato nei Vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) e negli Atti degli Apostoli. Tuttavia, rispetto ad altri apostoli come Pietro, Giovanni e Paolo, il ruolo e le azioni specifiche di Filippo sono meno dettagliati nei testi evangelici.

Tra le poche menzioni specifiche, Filippo è associato alla chiamata di Gesù come discepolo e alla sua partecipazione a eventi significativi come l'alimentazione dei cinquemila, in cui Gesù moltiplica i pani e i pesci per sfamare una grande folla (Giovanni 6:5-7). 

Inoltre, è coinvolto nell'incontro con Gesù e Natanaele, come narrato nel Vangelo di Giovanni (Giovanni 1:43-46).

rivolto verso Gesù. Nativo di Betsaida, muore a Ierapoli nell'Anatolia. Morì martire inchiodato, a testa in giù, ad un albero.

Giacomo il Maggiore, nasce a Betsaida e muore a Gerusalemme. Soprannominato, come il fratello Giovanni, "figli del tuono" probabilmente per la loro veemenza. (anche se questa traduzione non è pienamente confermata). Lo si conosce anche per il cammino a Santiago di Compostela.

 

Tommaso

Tommé, conosciuto anche come Tommaso o Dìdimo, è uno dei dodici apostoli di Gesù menzionati nel Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. Il suo nome compare nei Vangeli sinottici e negli Atti degli Apostoli, ma è particolarmente evidente nel Vangelo secondo Giovanni.

Tommé è più famoso per il suo ruolo nel racconto dell'incredulità dopo la risurrezione di Gesù. Nel Vangelo di Giovanni, quando gli altri apostoli gli raccontarono che Gesù era risorto dai morti, Tommé non credette loro finché non vide Gesù con i suoi occhi e non toccò le ferite nelle sue mani e nel suo fianco. Quando Gesù gli apparve e gli permise di fare ciò che desiderava, Tommé dichiarò: "Signore mio e Dio mio!" (Giovanni 20:24-29).

Questo episodio ha portato alla diffusione dell'espressione "Tommaso l'incredulo", sebbene successivamente abbia manifestato una fede profonda in Gesù come Signore e Dio.

Tommé è menzionato anche in altri passaggi dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli, ma il suo ruolo non è così prominente come in Giovanni.

detto Didimo, cioè gemello, è l'Apostolo dietro le spalle di Giacomo e che pare rivolgersi a Gesù. Nasce in Galilea e muore a Mylapore in India. È conosciuto per la sua dubbiosità sulla risurrezione di Gesù, dicendo la famosa frase: "se io non vedo e non tocco le sue ferite non credo".

Ora osservare il meraviglioso dipinto leonardesco offre uno spunto culturale in più.

Leonardo da Vinci - cenacolo o ultima cena

Porta sul cenacolo

Il segno particolare è Il perimetro di quella che un tempo era una porta fatta aprire nella parete (e nel dipinto) dagli stessi frati, durante il 1600. 

La piccola porta voluta dei frati, servì per collegare direttamente la cucina al refettorio, evitando ai frati stessi ,di aggirare e allungarne il percorso.

 

Ovviamente i frati furono mossi da un bisogno razionale e funzionale e poco interessava loro, o almeno non lo ritenevano di primaria importanza, la deturpazione  estetica del dipinto. 

Si deve immaginare quindi che di fronte al cenacolo, si trovavano decine di frati seduti intenti a consumare il loro cibo.   

Voluta dai frati domenicani del santuario di Santa Maria delle Grazie,

La congregazione di Domenicani, stabilitisi presso l’odierna San Vittore al Corpo, ricevette in dono nel 1460 un appezzamento di terreno dal conte Gaspare Vimercati, condottiero al servizio degli Sforza. Su questo terreno si trovavano una piccola cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie, e un edificio a corte ad uso delle truppe del Vimercati.

 

1463, 10 settembre

Da documentazione certa, in questo giorno iniziano i lavori di costruzione del convento, in particolare da quello che oggi è conosciuto come il Chiostro dei Morti, al fianco della cappella della Vergine delle Grazie.

I lavori furono affidati a Guiniforte Solari, architetto dallo stile gotico in quegli anni a Milano e molto legato agli Sforza, che si occupò anche in qualità di ingegnere capo della fabbrica del Duomo, dei alvori interni. Nel 1465, successe al Filarete, nella direzione della fabbrica ducale dell'ospedale Maggiore di Milano, dove costruì il cortile dei bagni e il piano superiore del fronte principale. 

 

1469

Secondo gli scritti del frate domenicano Padre Gattico, il complesso venne completato e suddiviso in tre chioschi:

 

1497

Nella novella LVIII, Matteo Bandello, un vescovo cattolico e scrittore italiano del Cinquecento. Da alcuni studiosi è considerato il più importante novelliere del Rinascimento, che in quel periodo soggiornava per motivi di studio nell'edificio, fornì una preziosa testimonianza di come Leonardo lavorasse attorno al Cenacolo:

 

«Soleva […] andar la mattina a buon'ora a montar sul ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva, dico, dal nascente sole sino a l'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare e il bere, di continovo dipingere. 

Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì che non v'avrebbe messa mano e tuttavia dimorava talora una o due ore del giorno e solamente contemplava, considerava ed essaminando tra sé, le sue figure giudicava. 

L'ho anco veduto secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava, partirsi da mezzo giorno, quando il sole è in lione, da Corte vecchia ove quel stupendo cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Grazie ed asceso sul ponte pigliar il pennello ed una o due pennellate dar ad una di quelle figure, e di solito partirsi e andar altrove.»

(Matteo Bandello, Novella LVIII)

 

1566

 Vasari ebbe modo di vedere personalmente il cenacolo e ne rimase stupito per il suo stato di conservazione  a tal punto che scrisse che “non si scorge più se non una macchia abbagliata”

 

1725

Dall'inizio del Settecento sono documentati ben nove restauri al Cenacolo, anche se sono state trovate tracce di interventi ancora precedenti. Il primo intervento di restauro documentato è del 1725, ma è certo che furono eseguiti restauri anche in epoca precedente, nonostante non abbiamo la certezza di quanti fossero e di che portata.

 

1943

Note: Nella notte del 13 agosto 1943 ben 504 bombardieri inglesi sganciano su Milano 1252 tonnellate tra bombe e spezzoni incendiari: si tratta del più pesante bombardamento subito da una città italiana. Danni ancora più gravi vennero causati durante la seconda guerra mondiale, quando il convento venne bombardato nell'agosto del 1943: venne distrutta la volta del refettorio, ma il Cenacolo rimase salvo tra cumuli di macerie, protetto solo da un breve tetto e da una difesa di sacchi di sabbia, rimanendo esposto per vari giorni ai rischi causati dagli agenti atmosferici.

Leonardo da Vinci - Santa Maria delle Grazie bombardamento di Milano

1999

Sono state attivate azioni di prevenzione così da evitare che sopraggiungano nuovi meccanismi di degrado. Il controllo della qualità dell’aria interna al refettorio e, di conseguenza, il limitato numero di visitatori ammessi in sala, oltre al monitoraggio continuo dei parametri ambientali, sono alcuni dei provvedimenti attivati per la conservazione dell’opera

 

1982 - 1999

Il gruppo Olivetti finanziò i lavori di restauro con un costo di circa 7 miliardi di lire.

 

2014

il Ministero per i beni e le attività culturali gestisce il Museo del Cenacolo Vinciano tramite il Polo museale della Lombardia

 

Leonardo da Vinci - Studio della prospettiva cenacolo o Ultima cena di Cristo

La costruzione prospettica, invece, ha il suo punto di fuga a quattro metri di altezza, in corrispondenza della tempia destra di Cristo.

fonte: https://cenacolovinciano.org/story/una-potente-macchina-teatrale/

Riassunto

L'Ultima Cena (Cenacolo) di Leonardo da Vinci è uno dei suoi capolavori più celebri e un'opera iconica della storia dell'arte rinascimentale. Questa affrescatura monumentale fu realizzata da Leonardo tra il 1495 e il 1498 nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

 

L'opera raffigura il momento nel quale Gesù annuncia ai suoi discepoli che uno di loro lo tradirà. Leonardo sceglie un momento di grande drammaticità e tensione, catturando le espressioni e le reazioni emotive dei dodici apostoli di fronte alla notizia.

Caratteristiche chiave dell'opera includono:

 

Composizione Innovativa 

Rompe con la tradizione degli affreschi religiosi dell'epoca, posizionando i personaggi in gruppi di tre e focalizzando l'attenzione su Gesù al centro. Questo crea un senso di profondità e dinamismo nella scena.

 

Espressioni e Psicologia 

Ha dedicato molta attenzione all'espressione facciale e alla psicologia dei personaggi. Ogni apostolo reagisce in modo diverso all'annuncio di Gesù, mostrando una gamma di emozioni, da sorpresa a sconcerto.

 

Prospettiva e Architettura 

Utilizza la prospettiva lineare e l'architettura per ampliare lo spazio e creare una connessione visiva tra gli spettatori e la scena sacra. La stanza è rappresentata come un'architettura grandiosa, e il punto di fuga si trova sulla testa di Gesù.

 

Dettagli Naturalistici 

Leonardo era noto per il suo approccio naturalistico e osservazionale. 

I dettagli dei gesti, delle mani e delle espressioni facciali sono resi in modo straordinariamente realistico.

 

basilica in Santa Maria delle grazie di Milano - Cenacolo di Leonardo

Il cenacolo è collocato all'interno del refettorio presso la chiesa di santa Maria delle Grazie, Milano. Per visitare accedere al sito uffiicale https://cenacolovinciano.org/

BIBIOGRAFIA

Matteo Bandello, Novelle, Collana Biblioteca grassa d'autori celebri, Società Editrice A. Lombardi, Milano, 1909, pp. 320.
id., Novelle, (riprodotte sulle antiche stampe di Lucca, 1554, e Lione, 1573) 4 voll., a cura di Gustavo Balsamo Crivelli, UTET, Torino, 1910 - ristampa anastatica in 2 voll., UTET, Torino, 1924.
id., Le Novelle. A cura di Gioachino Brognoligo, 5 voll., Collana Scrittori d'Italia, Laterza, Bari, 1910-1928.

Leonardo da Vinci e il cenacolo in Santa Maria delle Grazie a Milano

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