PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Leonardo da VInci e il volo
Qualcuno sostiene che lo studio del volo ed il suo sogno di librarsi sopra Firenze, come un uccello, più alto della cupola del Brunelleschi, sarebbe stato lo stimolo per i suoi studi sul volo. Indefessi, originali, ostinati, costruttivi.
Avrebbero rappresentato l‟apice di quella fama a cui aspirava. Che gli venisse riconosciuta per aver fatto una cosa unica al mondo: permettere all‟uomo di librarsi come un uccello.
Per costruire una macchina che avrebbe potuto consentirlo, non trascurò alcunché. Studiò a lungo il volo di varie specie di uccelli, ne dissezionò parecchi per valutarne le capacità fisiche, pesò le ali di un‟aquila e quelle di un pipistrello e, trovando queste ultime più leggere ed efficienti, continuava a modificare le ali meccaniche che studiava.
Alla fine queste intuizioni lo portarono a disegnare e progettare una macchina ad ali battenti che l‟uomo avrebbe indossato per volare. Ma i sui studi anatomici sul corpo umano lo convinsero che le sue caratteristiche fisiche non gli avrebbero consentito di farlo. Allora, nella sua ostinazione di raggiungere lo scopo di volare si diede allo studio del volo planato, progettando una specie di ala fissa a cui agganciarsi.
La quale, probabilmente, ispirò il tedesco Otto Lilienthal alla fine del 1900.
Successivamente portò alla realizzazione dell‟<Ala di Rogallo> della Nasa ed ai moderni deltaplani, quasi 400 anni dopo. E, visto che l‟acqua si comportava come l‟aria, progettò anche un‟ala che si avvitasse nell‟aria - sfruttando le leggi della natura – cosa che avrebbe condotto, dopo secoli, all‟invenzione dell‟elicottero. E sosteneva: “quando avrai provato l’emozione del volo, una volta a terra camminerai con lo sguardo rivolto verso il cielo perché la sei stato e la agogni a ritornare” (Codice Atlantico).
Il desiderio di osservare i monumenti, i laghi, i fiumi, i campi, le città, gli animali, le cose, dall‟alto. Sotto una nuova prospettiva. Fuori dell‟ordinario. Che affascinava Leonardo.
Oggi è tecnicamente realizzato mediante i “droni” dotati di telecamere e macchine fotografiche. Non c‟è documentario, film, fiction, pubblicità che ne faccia a meno. Che non utilizzi questa tecnica. E gli effetti sono talora stupefacenti.
Mi ha stupito che, nella prima guerra mondiale, venisse trascurata, o almeno non perfezionata adeguatamente ed applicata, la sua invenzione del Paracadute (vedi nota a fine pagina). Avrebbe potuto salvare molti piloti. Questi venivano dotati di un revolver che, oltre ad essere impiegato, in volo, contro i piloti avversari in occasioni particolari, servivano spesso ad essere usati contro sè stessi. Quando il loro aereo veniva colpito, si incendiava e la loro sola speranza di non perire bruciati era quella di lanciarsi nel vuoto e morire comunque.
La falconeria, antica arte della caccia, nacque sugli altopiani delle steppe asiatiche circa 4000 anni fa. Gli uomini falconieri, che localmente vengono chiamati Berkuci, andavano a cavallo con le loro aquile e cacciavano volpi, conigli e persino lupi.
Le tecniche più comuni per la caccia con i falchi erano: basso volo (per abbattere le prede di soppiatto) e l'alto volo (per abbattere le prede dall'alto).
E' l'arte di addomesticare uccelli rapaci e di addestrarli a cacciare a vantaggio dell'uomo; a tale scopo nel Medioevo venivano utilizzate diverse specie di falchi, principalmente il falco pellegrino (f. in senso stretto), ma anche l'astore e lo sparviero (in questi casi si parla più propriamente di accipitria).
Nel Medioevo e nel Rinascimento la falconeria non rimane prerogativa dei signori e delle dame, ma comincia ad essere praticata anche da vescovi ed abati.
La Falconeria ha avuto nella vita delle casate più illustri, per lo spazio di circa quattro secoli, un'importanza quale oggi sarebbe difficile da immaginare, poiché niente vi è di simile nei nostri costumi moderni.
Oggi la Falconeria non è più prerogativa di una determinata classe sociale. L'unica cosa richiesta è il rispetto dell'animale ed una accurata conoscenza delle sue esigenze nonché una profonda passione radicata nella coscienza.
L’essenza dell’addestramento in falconeria, come ci insegnano i maestri falconieri di Oltremare, risiede nell’avvicinamento tra uomo e rapace per cui si basa su fiducia ed amicizia.
Nulla viene insegnato all’animale che non sarebbe già in grado di fare in natura; è necessario fare in modo di essere per lui più interessanti di ciò che lo circonda e questo lo si ottiene con l’aiuto di strumenti che simulano delle prede reali. Solo l’abilità dei falconieri e l’amicizia tra loro e i rapaci può trattenere questi imprevedibili volatori dall’andare via.
Un filo invisibile pare esista, che lega falconi e falconieri. Il filo invisibile può spezzarsi in qualsiasi momento, basta una mossa sbagliata, un rumore strano, un colpo di vento forte e l’incantesimo svanisce. Questi animali sono e rimangono selvatici, pronti a scappare al minimo segno di pericolo.
Lo straordinario di quest’arte è appunto riuscire a dialogare con degli uccelli che sono emblematicamente tra i più selvatici e liberi del pianeta.
Nel Medioevo, il Falco era un cosiddetto status symbol, e praticamente nessun nobile era sfornito di uno di questi animali. Gli uccelli non venivano riprodotti ed allevati in cattività. Si trattava infatti di haggard, ovvero animali catturati in natura ed addestrati successivamente. Tali animali avevano qualcosa di estremamente differente dai nostri: nascevano liberi. La loro indole era plasmata dalle difficoltà della vita e dalla necessità di sopravvivere e il loro volo era “tramandato” di generazione in generazione, non solo in modo strettamente biologico, ma anche con una vena “culturale”, ovvero una modalità di trasmissione delle cose apprese, attraverso l’imitazione (frequentissima tra gli animali). Di conseguenza il falco possedeva sì una base istintiva che ne “regolava” il volo, ma vi era tutto il bagaglio “culturale” e frutto dell’esperienza, fatta allo stato selvatico, che veniva tramandato attraverso l’esempio di caccia fornito dai genitori.
Tiziano, Ritratto d'uomo con falcone (circa 1525)
Il Nibbio Reale
E' un rapace raggiunge una lunghezza di 60 cm ed ha una apertura alare tra i 160 e i 180 centimetri. Le dimensioni dei nibbi hanno una consistenza medio grande.E un rapace a coda forcuta lunga con colori più chiari. E’ un uccello dalle ali molto lunghe e sottili, con un volo molto morbido e garbato. Mentre plana ruota spesso la coda in varie direzioni.
I colori vanno tra il bruno – rosso scuro ed il marrone chiaro, negli individui giovani sono più chiari.
Il capo, di solito, è color grigiastro.
Le remigranti sotto le ali del falco sono opache, e vengono interrotte da una grande macchia bianca in corrispondenza delle primarie interne.
E’ una specie europea, presente in tutto il vecchio continente, in Germania, Francia, Spagna.
Sparuti gruppi si avvistavano in nord Africa.
E’ rappresentativo di una fauna una sedentaria in Europa meridionale. Mentre le popolazioni più settentrionali sono migratrici nell’area sud europea e di rado in Africa e Medio Oriente. La maggior parte della popolazione di nibbi reali sverna nel territorio spagnolo.In Italia è sedentario nidificante, migratore regolare, e svernante parziale.
Habitat del nibbio
Il nibbio si adatta molto ai climi caldi e umidi, ma si trova bene anche in condizioni più fredde e prive di correnti termiche.
In Italia, in particolare, nidifica da 0 a 600 metri di altitudine, in rari casi fino a mille metri.
Si alimenta in aree aperte dedite al pascolo o umide, e in terreni coltivati, e preferisce zone poco antropizzate.
I nibbi delle zone italiane frequentano campagne agricole a coltura estensiva, che disdegnano però prima della mietitura.
Momenti in cui l’alta vegetazione rende difficile individuare le prede.La nidificazione avviene su alberi per lo più isolati, o a piccoli gruppi, utilizzandoli anche come posatoio.
Tenace predatore il nibbio reale si nutre di carogne, rifiuti, lo si trova sempre più frequentemente, purtroppo, nei pressi di discariche. Preferisce mammiferi come lepri e conigli, roditori, uccelli di taglia più piccola e caccia spesso senza posarsi per terra.
Non disdegna pesci ed insetti. Ricerca le prede volteggiando nel cielo, o in volo battuto a bassa quota.
Il numero di nibbio reale è attualmente molto ridotto nel Lazio, era estinto in Toscana dove man mano è stato reintrodotto, come anche da qualche anno nelle Marche.
In Sicilia è considerata l’unica specie di rapaci in declino.In Basilicata, invece, tali volatili sono in incremento, circa 200 coppie nidificanti. Inoltre va segnalato un aumento cospicuo degli esemplari svernanti, quasi 500.
Alcune coppie di nibbi sono state avvistate anche in Calabria, e sono distribuite nell’Alto Ionio, nella Valle del fiume Lao e del Marchesato, a sud.
Nel Parco del Pollino le zone nidificate sono l’Alto Tirreno cosentino, la Valle del Lao Mercure, del Sinni e la Val Sarmento.
La Basilicata è uno dei siti preferiti da questi esemplari, una regione poco antropizzata e con buona parte del territorio che si addice alle loro caratteristiche.
I nibbi sono ben visibili in tutta l’area, dalla Valle dell’Agri e del Basento, fino a sud dell’Appennino.
E si possono facilmente scorgere mentre volteggiano nei cieli tra Matera e la Murgia, e nella radure interne.
L’unico problema riscontrato negli ultimi tempi, per salvaguardia di questi fantastici predatori, consiste nella intensificazione di impianti eolici.Un fattore limitante causa di morte durante il volo.
Il verso del nibbio
Il verso del nibbio si distingue molto chiaramente. Sono suoni simili a quelli della poiana. Somiglia quasi ad un miagolio.
Si può ascoltare nelle giornate terse e senza i classi rumori urbani.Nelle terre libere delle colline materane succede spesso di sentire il suo fischio, acutizzato da stridii brevi sul finire del richiamo.Basta alzare lo sguardo al cielo per accorgersi della sua sagoma che vola in alto alle proprie teste.
Le macchine di Leonardo
L'ornitottero (dal greco ὄρνις, -ιθος órnis, -ithos, "uccello" e πτερόν pterón, "penna, ala") è un aeromobile a superficie alare battente.
Il primo disegno di un ornitottero risale a Leonardo da Vinci: rappresenta probabilmente il più antico tentativo di progettare un oggetto volante più pesante dell'aria (aerodina). Il complesso meccanismo riproduceva le ali di un uccello. L'idea di costruire delle ali per imitare il volo degli uccelli risale alla leggenda greca di Dedalo e Icaro. Il primo tentativo di volo meccanico è attribuito a Abbas ibn Firnas, che lanciò un rudimentale ornitottero dal Monte della sposa (Jabal al-'Arus) nell'area di Rusafa, vicino a Cordova, in Spagna nell'875 d.C. Ruggero Bacone, filosofo del 1260, fu il primo a prendere in considerazione dei mezzi tecnologici per il volo. Attorno al 1490, Leonardo da Vinci iniziò gli studi sul volo degli uccelli. Capì che gli umani sono troppo pesanti e non abbastanza forti per volare usando semplicemente delle ali attaccate alle braccia. Considerò quindi un mezzo in cui l'aviatore sia disteso su una tavola e che manovri due grandi ali membranose usando delle ali, pedali e leve.
Modello di uno studio di Leonardo sulla possibilità delle ali di sostenere dei pesi. Il modello è costituito da una base su cui sono collocate una leva e un'ala, collegate da un perno. L'ala a sua volta è inserita in un pancone che poggia anch'esso sulla base
Soldatini Alberto Mario (progettista), Somenzi Vittorio (progettista) - Catalogo collezioni (in it).
Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Il modello è' costituito da una base su cui sono collocate una leva e un'ala, collegate da un perno. L'ala a sua volta è inserita in un pancone che poggia anch'esso sulla base. L'ala è composta da un'ossatura di canne coperta da tela impermeabile. Funzione Questo modello è l'interpretazione di uno studio sulla possibilità delle ali di sostenere dei pesi. Modalità d'uso Secondo Leonardo, se lo sperimentatore fosse riuscito ad abbassare con sufficiente rapidità la lunga leva, l'ala ad essa attaccata, appoggiandosi sull'aria, avrebbe dovuto sollevare il peso del pancone, pesante all'incirca quanto quello di un uomo. Notizie storico-critiche Nel disegno di Leonardo, databile tra il 1483 e il 1486, è descritto come misurare la portanza specifica di un'ala. Prima si fa uso di una bilancia, visibile nel disegno in alto, e successivamente dell'attrezzo con cui si doveva verificare la possibilità di sollevare un pancone pesante 200 libre (68 kg circa). La nota evidenzia l'importanza della velocità nell'abbassare l'ala. Leonardo riporta infine un interessante esempio di come un uomo, immerso nell'acqua, riesce a sollevarsi abbassando e quindi alzando velocemente le braccia, invece di muoverle lentamente.
Modello che interpreta uno studio di macchina volante ad ali battenti; è costituito da una cabina di pilotaggio a forma di imbarcazione, una sorta di guscio di noce in cui il pilota può stare in piedi o seduto, munita di una coppia di grandi ali a pipistrello e di un'enorme coda.
Soldatini Alberto Mario (progettista), Somenzi Vittorio (progettista) - Catalogo collezioni (in it).
Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Il modello di navicella è costituito da una cabina di pilotaggio a forma di imbarcazione, una sorta di guscio di noce in cui il pilota può stare in piedi o seduto, munita di una coppia di grandi ali a pipistrello e di una enorme coda. Funzione Questo modello interpreta uno studio di macchina volante ad ali battenti. Modalità d'uso Le grandi ali sono mosse da un sistema di viti e madreviti; la rara presenza di una coda si riferisce probabilmente alla possibilità di favorire la stabilità del volo, in particolare durante la fase di atterraggio, e forse addirittura di fungere da timone. Notizie storico-critiche Rappresenta una delle sintesi più affascinanti di tutti gli studi sul volo.
Le grandi ali sono mosse da un sistema di viti e madreviti; la rara presenza di una coda si riferisce probabilmente alla possibilità di favorire la stabilità del volo, in particolare durante la fase di atterraggio, e forse addirittura di fungere da timone.
Soldatini Alberto Mario (progettista), Somenzi Vittorio (progettista) - Catalogo collezioni (in it).
Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Il modello di navicella è costituito da una cabina di pilotaggio a forma di imbarcazione, una sorta di guscio di noce in cui il pilota può stare in piedi o seduto, munita di una coppia di grandi ali a pipistrello e di una enorme coda. Funzione Questo modello interpreta uno studio di macchina volante ad ali battenti. Modalità d'uso Le grandi ali sono mosse da un sistema di viti e madreviti; la rara presenza di una coda si riferisce probabilmente alla possibilità di favorire la stabilità del volo, in particolare durante la fase di atterraggio, e forse addirittura di fungere da timone. Notizie storico-critiche Rappresenta una delle sintesi più affascinanti di tutti gli studi sul volo.
Modello tratto da un disegno di Leonardo che interpreta uno studio di ala tesa e non più "a sportelli"; simile all'ala di pipistrello, è costituito da un perno principale, da cui partono i raggi dell'armatura, fatti di canne.
Soldatini Alberto Mario (progettista), Somenzi Vittorio (progettista) - Catalogo collezioni (in it).
Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Il modello è simile all'ala di pipistrello ed è costituito da un perno principale, da cui partono i raggi dell'armatura, fatti di canne. Funzione Questo modello interpreta uno studio di ala tesa e non più "a sportelli"
Modello di uno dei numerosi sistemi disegnati da Leonardo per ridurre lo sforzo del pilota e moltiplicare così il rendimento dei suoi muscoli.
Soldatini Alberto Mario (progettista), Somenzi Vittorio (progettista) - Catalogo collezioni (in it).
Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Il modello è' costituito da una struttura di legno sulla quali sono fissati una puleggia con due staffe e corde e da sei viti senza fine poste verticalmente nel centro e collegati da madreviti e anelli di giunzione. Alle viti sono fissate ai due lati barre orizzontali fi ferro a loro volta unite da due barre verticali collegate tramite due corde alla puleggia centrale. Sulla vite superiore è avvitata una madrevite du cui si innestano le basi di due strutture alari (non ricostruite), che fanno perno attraverso due anelli posizionati sulla struttura portante. Funzione Questo modello interpreta uno studio di meccanismo per la propulsione delle ali battenti. Modalità d'uso Questo modello è uno dei numerosi sistemi disegnati da Leonardo per ridurre lo sforzo del pilota e moltiplicare così il rendimento dei suoi muscoli Ognuna delle sei viti è a sei filettti e gli effetti della loro rotazione entro le madreviti si sommano, in modo da provocare un moto alterno dei bracci delle ali, innestati nella madrevite superiore, molto più ampio del movimento impresso alle leve collegate dalle due aste verticali in ferro. Queste vengono azionate, tramite le funi e pulegge, dalle due staffe anteriori, in cui vanno i piedi del pilota.
Macchina volante con motore a balestra. La battuta delle ali non è qui prodotta dall'energia muscolare, ma dalla distensione di una molla a balestra che veniva caricata da un manubrio.
Soldatini Alberto Mario (progettista), Somenzi Vittorio (progettista) - Catalogo collezioni (in it).
Museoscienza.org. Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Milano.
Il modello è costituito da una struttura verticale sulla quale sono montati due diversi dispositivi: una struttura composta da due ali articolate che attraverso due funi è collegata a un motore a balestra sulla base. Funzione Il modello rappresenta uno studio di macchina volante ad ali battenti azionata da un motore a balestra. Modalità d'uso In questo studio la battuta delle ali non è prodotta dall'energia muscolare, ma dalla distensione di una molla a balestra che veniva caricata da un manubrio. Le ali sono state aggiunte grazie all'interpretazione di un altro disegno, e avevano la caratteristica di imitare le articolazioni delle ali degli uccelli, muovendosi grazie a tiranti.
Prototipo di ornitottero verticale realizzato sulla base del disegno di Leonardo da Vinci (MS B, F. 80r). Con questa macchina volante le ali sono distribuite a coppia e funzionano con movimento incrociato. La posizione del pilota è verticale, al centro del complesso sistema di trasmissione del moto creato per sfruttare al massimo la sua potenza muscolare.
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